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la cosa e da cosa accade in quel dato momento. Il tribalismo di base che esiste a livello istintivo, che esiste in tutti noi, che ne siamo consapevoli o no, è sempre presente. Fa parte della nostra vita. L’ETICHETTA Com’è possibile che nel caos dell’hockey ci sia un’etichetta? Deve sembrare davvero strano… …e folle voler essere civili mentre si esercita una simile violenza. Si chiama codice di comportamento e tutti sanno che cos’è. Anche se nessuno lo capisce. Si tratta di una serie di regole comunemente accettate da tutti. Si accetta che, in caso di scorrettezza, il modo migliore per risolvere la cosa sia con uno scontro. E si accettano le regole di quello scontro. Vado. Vuoi farlo ora? Dai, diamoci dentro. In bocca al lupo, amico. La prima regola che mi viene in mente è… …quella di non colpire un giocatore che è già a terra. Mai colpi alle spalle. Niente colpi a tradimento. Niente morsi né colpi agli occhi. Regole di base come queste. Se l’avversario è ferito o non può combattere… …per rispetto va lasciato stare. E se un giocatore viene richiamato perché con te non ci è andato troppo pesante, e ti dice: “Rischio il posto se stasera non ti metto al tappeto”, va capito. Spesso, quando dovevo scontrarmi con un peso massimo e lui mi chiedeva… , VOLTE ALL-STAR se fiossi pronto, rispondevo: “Facciamo nel prossimo quarto? Sono alla fine del mio turno in campo, sono sfinito, e, visto che sei il più grosso della squadra, vorrei essere pronto. Quindi direi di aspettare il secondo quarto, non ora.” “Per me va bene.” Stranamente, il tuo avversario probabilmente capisce il tuo ruolo e il tuo modo di ragionare, specialmente durante la partita, meglio dei tuoi compagni di squadra e dei tuoi cari, perché fa il tuo stesso lavoro. Non vuoi fare male agli avversari ma vuoi fare male agli avversari. Direi che è un bel paradosso. Talvolta, prima ancora che arrivasse il guardalinee, ci davamo una pacca, ci complimentavamo per la rissa e ce ne andavamo via. Mi è capitato spesso di dare e ricevere dei colpi in faccia e poi di andare